I libri di calcio

In questa rubrica pubblicheremo periodicamente - sperando di farVi cosa gradita - le recensioni dei più interessanti libri a tema calcistico usciti negli ultimi tempi. Una specie di guida per i visitatori del nostro sito. Buon divertimento.  

                                                                 

La trionfale stagione senza sconfitte conclusasi con la conquista dello scudetto n. 28 (n. 30 per i tifosi più irriducibili) della storia bianconera da parte della squadra cui Antonio Conte ha saputo inculcare il proprio sacro furore, ha dato lo spunto – com’era prevedibile - all’uscita di alcune interessanti pubblicazioni che hanno riempito gli scaffali e le vetrine delle librerie. E non solo di quelle specializzate.

La prima – in ordine temporale – anche perché non strettamente legata alla conquista dello scudetto, è stata quella lanciata da Alessandro Del Piero qualche settimana prima della conclusione della sua ultima stagione. “GIOCHIAMO ANCORA” urla il capitano della Juventus dopo diciannove anni di milizia bianconera, una volta resosi conto di non rientrare più nei programmi della società. Un urlo d’orgoglio e di dolore ad un tempo: orgoglio per la conspevolezza di aver dato, anche nelle sue ultime apparizioni con la maglia della Juve, un apporto importante alla causa dello scudetto; dolore e rabbia perché avrebbe volentieri chiuso la propria carriera agonistica sotto le insegne bianconere, anche se ha dovuto prendere atto che in Corso Galileo Ferraris la pensavano in modo diverso.

Alessandro Del Piero ha messo bianco su nero, con la collaborazione di Maurizio Crosetti, la storia della sua carriera calcistica attraverso i dieci (non a caso, dieci come il numero che ha sempre portato sulla schiena) valori che hanno ispirato la sua vicenda calcistica ed umana. “Il tema l’ho scritto – conclude – perché desidero giocare ancora”. Più chiaro di così! Ma non sarà più come prima. Come con la maglia della Juventus.

Più tecnico il volume di Adriano Bacconi (esperto di informatica applicata al calcio oltre che allenatore) e Paolo Rossi (uno dei volti più noti di Juve Channel) che hanno cercato di spiegarci “LA JUVE DI ANTONIO CONTE”, un’analisi tecnico-tattico-sentimentale della creatura che l’allenatore leccese ha guidato verso quello scudetto che le mancava dal 2006.

Attraverso venti grandi personaggi della storia bianconera si snoda invece il cammino di Marcello Chirico e Carlo Nesti col loro “NOI SIAMO LA JUVE”, una carrellata di straordinari campioni rimasti nel cuore dei tifosi bianconeri

Paolo Forcolin, che per la Gazzetta dello Sport ha seguito per oltre vent’anni la squadra bianconera attraverso i suoi successi nazionali e internazionali, racconta invece dal di dentro, nel suo “JUVENTUS, IL VOLO” questa epopea, vissuta in gran parte in prima persona, scavando fra i personaggi, rinverdendo ricordi ed aneddoti, svelando retroscena di venti anni fra i più gloriosi della storia juventina.   

Maurizio Crosetti (senza Del Piero, stavolta) si cimenta invece ne “LA VENDETTA”, titolo che rende perfettamente l’idea della voglia di rivalsa che ha animato la Juventus, dopo la condanna per Moggiopoli e le rivendicazioni della società alla luce dei retroscena affiorati negli ultimi anni, sentimento che ha sorretto la squadra negli ultimi anni e soprattutto nell’ultima stagione, sotto la guida di Antonio Conte.

Per gli juventini veri c’è di che divertirsi, anche sotto l’ombrellone.

                                                                   Salvatore Lo Presti

 

IL BLOG di Salvatore Lo Presti

Basta coi campionati al via  col mercato ancora aperto

 

      Mentre l’E.C.A. (il consorzio dei grandi club) tenta l’assalto al carrozzone, con l’obbiettivo di rendere la Champions League sempre più remunerativa per i grandi clubs, a costo di defraudare del loro immenso e fondamentale fascino i campionati nazionali, vera essenza del calcio, la F.I.F.A., per mano dell’I.F.A.B., attua delle piccole riforme al Regolamento di gioco che non provocano grandi trasformazioni.  

      L’unica innovazione interessante introdotta è la nuova codifica dei falli di mano in area che, praticamente abolendo il concetto di difficile applicazione della volontarietà, aggiunge il criterio, più facile da utilizzare, della posizione delle braccia: attaccate al corpo niente rigore (o gol valido se ci si riferisce ad un attaccante), braccia larghe o alte sempre rigore. Sarà più facile anche per il V.A.R., dove ci sia, intervenire in soccorso dell’arbitro.

   Renderà più fluido il gioco la possibilità di giocare la palla ancora dentro l’area in caso di rimessa da parte del portiere. Interessante anche la possibilità che il portiere si muova sui calci di rigore a condizione che un piede rimanga sulla linea di porta fino al momento in cui è stata calciata la palla.

    A questo punto però i dirigenti arbitrali mi dovrebbero spiegare (l’amico Rosetti non c’è riuscito) come mai agli ultimi mondiali di Russia è stata affidata la finale ad un arbitro, Pitana, che, nella precedente partita (Croazia-Danimarca), aveva ignorato per ben sei volte – una nei tempi supplementari (Schmeichel su Modric) e cinque nel corso dei rigori finali – il movimento dei portieri che hanno neutralizzato i tiri dal dischetto balzando fuori di almeno un metro prima che la palla fosse colpita. Sei gravi errori tecnici, premiati con la designazione per la finale! 

     Meno importanti ma utili comunque il fatto che un giocatore sostituito possa uscire dal campo da qualsiasi posizione (qualche secondo di tempo guadagnato) e la nuova disciplina dopo l’involontario tocco dell’arbitro: con interruzione del gioco e rimessa della palla a beneficio di chi ne era in possesso.

     Ignorata invece la necessità di semplificare i meccanismi del fuorigioco, che spesso richiedono sofisticati interventi del VAR per stabilire posizione valutabili in centimetri (ma come si fa a determinare che il fram video è quello che corrisponde esattamente al momento del tocco della palla da parte del compagno?).

    Tutto quel che si fa per eliminare gli errori è comunque sempre ben accetto.

    A nostro avviso però la FIFA (con la collaborazione dell’UEFA e delle altre federazioni continentali) dovrebbe finalmente prendere in considerazione altri due argomenti non meno importanti: la corrispondenza della chiusura delle liste di trasferimento con la data dell’inizio dei campionati nazionali (come fa la sola Inghilterra, e come aveva fatto l’Italia nella stagione scorsa, salvo poi a rimangiarsi una delle poche decisioni giuste che era riuscita a prendere). Costringere gli allenatori a lavorare con il mercato ancora aperto è un danno per tutti: tecnici, atleti, società.

     Altro argomento delicato è la posizione dei procuratori: consentire agli agenti di calciatori di agire anche come intermediari nei trasferimenti crea pasticci enormi e sospetti non infondati. L’interesse privato in certe trattative è fuori di dubbio. Dividere in due fasce non intersecantisi gli agenti di calciatori e gli intermediari per le trattative renderebbe tutto molto più trasparente. Ed il calcio più credibile.   

    Salvatore Lo Presti